Archivio mensile:giugno 2004

30 – parte II: bilancio.

E difficile fare un bilancio organico della propria vita… oppure sono un po vigliacca e più indietro di tanto non voglio guardare. O forse è cmq troppo vicino per vedere il passato con distacco… Mah. Sinceramente, negli ultimi mesi la mia vita è cambiata così tanto che non son certo due cifre a farmi effetto. Insomma… poche idee ma confuse. E quindi vado di considerazioni sparse come ultimamente mi vien facile.

La prima cosa che mi ha fatto pensare a quanta acqua è passata sotto i ponti, a quanto le cose siano diverse ora, a quanto (se) sono cresciuta e a questi benedetti trentanni è stato qualcosa che ho fatto poco meno di una settimana prima del mio compleanno. Ho deciso di affrontare una cosa (e quindi di vedere una persona) nella pratica chiusa da 4 anni ma emotivamente per me ancora in sospeso. Molto in sospeso. O almeno così credevo. Vista la persona, capito che la questione era chiusa, proseguito tranquillamente. Salvo qualche pensieruccio che tutta la faccenda ha suscitato in me.
Ora so che le persone si possono perdere. Che a volte, certe volte è inevitabile. Che posso sopravvivere (e, alla fine, bene). Che è un dolore, per quanto sembri insopportabile allinizio, per quanto a lungo possa trascinarsi, per quanto a fondo possa cambiarmi, che posso affrontare. E che è un rischio che vale la pena correre. Per cui ho fatto bene a continuare a buttarmi, perché magari soffrirò, e magari molto, ma avrò, anche, e molto.
Ora so anche unaltra cosa molto importante. E cioè che amare (nel senso più ampio del termine: un uomo, gli amici, la famiglia) una persona non significa non vedere i suoi difetti. O far finta che non ci siano. Ma vederli, e accettarli: non si ama una persona nonostante i suoi difetti ma anche per quelli, perché la rendono quello che è. E che ho il diritto che chi mi ama lo faccia allo stesso modo: il che non significa che quindi si rimane statici, perché nellamore e nellamicizia (veri) si migliora, ma che non cè bisogno della perfezione per essere apprezzati e quindi se non la si raggiunge non si sarà amati.
Per cui, tardivamente, grazie C.: la fine della nostra amicizia mi ha insegnato più dellamicizia stessa (che già mi ha dato tanto, cmq sia finita. Nonostante sia finita).

Per il resto… beh. Cè una persona che mi rende felice. Ci sono degli amici (e sono tanti) che mi rendono felice. Cè un lavoro che mi rende felice.
O meglio.
Tutto questo mi rende non precisamente – o non solo – felice (non si può essere felici ogni minuto! Che noia), quanto serena. E, se guardo indietro, serena non lo sono mai stata. Stanca, nervosa, stressata, insofferente, frequentemente egocentrica, a volte egoista, serena mai. Adesso ci sono momenti in cui sono stanca, nervosa, stressata, insofferente, egocentrica, egoista, momenti anche lunghi, momenti che magari diventano periodi. Temporanei. Che non scalfiscono questa sensazione di essere, finalmente, al posto giusto, al momento giusto. Di non essere, anche se solo leggermente, fuori posto. Di vivere bene con me stessa.

E, cavoli, me la voglio proprio godere.

pre-bilancio

Io due anni fa.

Io (un po’ meno) un anno fa.

Lunaspina
di Ivano Fossati
cantata da Fiorella Mannoia

Io mi vesto normalmente
come chi ha poca fantasia
come chi mette qualcosa
e poi non deve andare via
mi avvicino alle persiane
sento il mondo che fa rumore
e gli orologi di una casa
non si fermano mai.

E mi fido facilmente
delle ombre via via
che riesco ad essere assente
e non cercarmi compagnia
e di notte sento bene
i ritmi del mio stesso cuore
e le voci di una casa
non s’imparano mai.

Ho un lavoro qui vicino
il mio lavoro non mi piace
perché mi consuma gli occhi
e poi mi mangia le giornate
e in tutto questo non vedere
in tutto questo non ricordare
in tutto questo non amare
io sono qui
che vivo…

Io no, io no, io no, io no
io non ho terre da sognare
io non ho voci da seguire
io sono qui che aspetto.
Io no, io no, io no, io no
io non ho lettere da spedire
non ho parole da imparare
per cantarle sola.

Come tarda questa notte
la mia lunaspina
venga giù alla finestra
quella luce bambina
venga giù dal silenzio
mia cara compagnia
con i miei muscoli stanchi
sono qui
che aspetto…

Eh no, eh no, eh no, eh no
io ne avrei terre da sognare
ne avrei di voci da seguire
io non è vero che aspetto.
Eh no, eh no, eh no, eh no
io non ho lettere da spedire
ne avrei parole da imparare
per non cantarle sola.

Eh no, io no, io no, io no
io ne avrei dette di parole
io non l’ho amato il mio dolore
io non è vero che aspetto.
Eh no, eh no, eh no, eh no
ne ho gridate di parole
e non l’ho amato il mio dolore
e adesso canto sola.

Come se fosse facile
convincersi
a non ridere troppo
di sé.

Io adesso non aspetto.

Io, adesso, vivo.