tuffo nel passato

Qualche giorno fa è morto Federico Stella, che, diciamocelo, salvo i giuristi nessuno sa chi fosse.
Eminente avvocato, grande luminare, importante giurista eccetera eccetera. Non che voglia sminuire, per carità, è riuscito a far accettare in Cassazione il principio di causalità e questa non è roba da tutti, e ha avuto il merito di introdurre questa ed altre teorie dei giuristi tedeschi molto più garantiste della tendenza della dottrina italiana, per non parlare della famosa difesa della parte civile nel processo di Stava, però ecco, di suo ha inventato poco e a Milano è più famoso per aver fatto abbassare il volume delle prove del concerto di Vasco Rossi un po’ di anni fa.

Detto questo, io ho odiato quest’uomo.
Mi sono iscritta a giurisprudenza per il penale, da adolescente impressionabile dopo l’assassinio di Falcone decisi che volevo fare il giudice e malauguratamente non mi iscrissi a lettere. Arrivai a frequentare Diritto Penale I dopo solo un anno, quindi ancora entusiasta e il corso fu fantastico. Stella era un grande docente. Poteva convincere un’intera aula di 300 persone che la luna è verde e poi tu la sera guardavi in cielo e stupefatto pensavi Occavoli, ma non è mica verde!
Ma rispetto per gli studenti zero. E’ strano perché ho conosciuto diversi suoi ex studenti che hanno frequentato il suo corso diciamo fino a una decina d’anni prima di me e ne parlavano benissimo anche dal punto di vista umano e del rapporto con gli studenti. Ma io l’ho visto seduto con sigaretta accesa in mano sotto il cartello vietato fumare chiedere con sottile tono di disprezzo al povero studente sotto esame ‘Ma io come faccio a insegnarvi la legalità?’ e l’ho visto apprezzare il leccaculismo più bieco. Forse era la malattia, che gli ha cambiato il carattere, chissà.
Cmq io ho passato due anni sul suo esame, ho dato Penale II – che ovviamente avevo dovuto far slittare – solo per forza d’inerzia (ah che sollievo: un esame dove invece ti danno il voto in base a quello che sai, dopo aver studiato un manuale splendido col giusto grado di complessità per degli studenti del terzo anno…) e poi, vuoi perché ho perso la fiducia in me stessa, vuoi perché mi sono resa conto che tutto questo non faceva per me, addio università.
E visto che in fondo il resoconto delle 4 volte che ho dato l’esame* costituisce uno dei miei cavalli di battaglia dei racconti esilaranti (se ripenso a quanto ci stavo male…) nonché il momento di gloria della mia carriera universitaria (e se questo è stato il momento di gloria forse non ci si dovrebbe stupire del seguito), alla fine sapere di questa notizia mi è dispiaciuto. Ecco.

E cmq a settembre si ricomincia.

*se qualcuno non l’ha ancora sentito è un caso più unico che raro.

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