Archivi giornalieri: 1 settembre 2008

vecchiolini allo sbaraglio/4

Una volta deciso che pensavamo forse magari se ce la facevamo di andare a Budapest, tutto il mondo ci ha detto a) è bellissima b) non perdete il Parlamento.
Al punto che mia zia, non esattamente una tecnofila, mi ha mandato un sms apposta.

Indi per cui, una volta arrivati, vedere il Parlamento ungherese era un must (subito sotto alle terme, ovviamente).
Essendo una brava bimba diligente, prima di partire mi ero anche stampata la pagina con le info, dalla quale si deduceva che a) non si poteva prenotare b) i cittadini europei non pagano c) la visita guidata in italiano si tiene alle 11.30.
Per cui ci avviamo bel belli verso il Parlamento dove arriviamo alle 10 pensando che in un’ora e mezzo hai voglia.

Dunque funziona così. Tu arrivi fuori dal Parlamento, fai il giro finché non vedo una fila lunghisssssssssssima tuuuuuuuuuuutta sotto il sole che termina prima del cortile, vai all’inizio della fila, leggi il cartello nelle varie lingue con gli orari delle visite guidate nelle varie lingue, per sicurezza chiedi al soldato di guardia che ti dice che no, non è la fila per entrare ma sì, è la fila per comprare i biglietti ma sì, i cittadini europei non pagano ma no, non possono presentarsi alla visita guidata, devono comunque fare la coda per comprare i biglietti che poi non pagheranno, poi ti fornisce eventuali informazioni contingenti (tipo nel nostro caso che i biglietti per la visita delle 11.30 sono finiti ma meglio prendere subito quelli per la visita delle 4), ti rimanda in fondo alla fila e aspetti.
Aspetti.
Aspetti.
Aspetti perché in pratica funziona che il primo della fila passa, attraversa tuuuuuuuuuuuuutto il cortile, entra nella biglietteria, compra i biglietti e/o li prende e non li paga, esce, ripercorre tuuuuuuuuuuuuutto il cortile, arriva all’inizio della fila e SOLO ALLORA il soldato fa entrare il successivo. Si va dai 5 ai 10 minuti a biglietto.

Dopo 90 minuti circa è il nostro turno. Partiamo baldanzosi e confortati dal fatto che cmq quella delle 11.30 ce l’eravamo ormai persa. Arriviamo alla biglietteria. La sciura angloparlante ci dice che i biglietti per le 11.30 sono finiti. Ok. Anche quelli per le 4 sono finiti. Rimangono solo quelli per la visita guidata in spagnolo delle 12.30. Noi ci perplimiamo. Fuori ci saranno almeno 200 persone di tutte le lingue e nazionalità cui nessuno ha detto NULLA. Diciamo vabbè. Li prendiamo per domani. La signora dice che non si può. Io chiedo, per sicurezza, parla in inglese, magari non ho capito bene, come non si può? Fede che è molto anglofono mi conferma che non si può.

IO ESPLODO.

What? We waited outside there for ONE HOUR AND A HALF and nobody told us and all the other people out there that the tickets finished, and now WE CAN’T TAKE THE TICKETS FOR TOMORROW?

Fede cerca di calmarmi e di spiegarsi più chiaramente, sempre in inglese. La sciura si altera e comincia a ripetere: I don’t speak italian (!).
Fede le risponde che we were speaking english e mi trascina via.

Usciamo e avvisiamo NOI (lo spirito dei servizi al pubblico si spezza ma non si piega!) tutta la fila, e ce ne andiamo dopo aver buttato una mattinata. Mi accorgo che ho il segno dei Birkenstock: mi sono abbronzata in coda a una biglietteria.

La mattina dopo siamo lì alle 9 con aria cattiva, facciamo la fila per un’ora, prendiamo i biglietti per le 11.30 e scopriamo* che i gruppi (leggi: più di una persona) POSSONO prenotare (non si sa come).

Il Parlamento è stupendo, ma se scoprite come prenotare è meglio.

* lo scopriamo quando sto per assalire una giuovine pulzella americana che saltava la fila.

[continua]

vecchiolini allo sbaraglio/3

Arriviamo a Budapest nel tardissimo pomeriggio. Decidiamo di dirigerci all’ufficio del turismo, dove ci han detto che è presente un centro di prenotazioni per dormire (tipo che tu arrivi, gli dici dove vuoi stare e cosa vuoi spendere e loro selezionano e prenotano per te).

Chiara ci porta a destinazione, per posteggiare è un delirio, tutto a pagamento e occupato, sbattiamo la macchina in un posteggio sotterraneo a caso e ci fiondiamo all’ufficio prima che chiuda. In realtà è un ufficio a parte lì a fianco, cui ci rimandano, e la gentilissima (e bellissima) signorina che lo gestisce non solo non ci chiede dove e quanto ma sbarra gli occhioni e ci dice (in inglese) che PROPRIO quel giorno lì inizia a Budapest un grande festival di musica gggiovane e non c’è un buco. Dice che forse ma forse c’è ancora un posto in una pensione, un po’ fuori ma collegata benissimo al centro con la metropolitana, e alla peggio c’è il campeggio, dove hanno anche i bungalow.
Decidiamo di vedere se c’è posto alla pensione e se no andiamo al campeggio (che però è collegato malissimo e a cui non si può telefonare per sapere se c’è posto). La signorina chiama la pensione ma non risponde, insomma ci andiamo a fare una birra e al nostro ritorno ci dice che c’è posto per una notte. Poi vedremo.

Andiamo a prendere la macchina e scopriamo che abbiamo pensato bene di posteggiarla nel parcheggio sotterraneo dell’albergo più lussuoso di Budapest, che per un minuto ci hanno addebitato anche la seconda ora, e che lo pagheremo più di una cena. Scopriremo più avanti che tutti i posteggi in strada alle 6 smettono di essere a pagamento quindi avremmo potuto anche non pagare nulla.

Ci dirigiamo quindi un po’ incavolati verso la pensione. Periferia, vialone a 4 corsie per parte, palazzi scrostati. Vediamo il civico, posteggiamo all’angolo, e torniamo al civico. E’ buio. Spingiamo un cancelletto scrostato e arriviamo a un portoncino fatiscente. Suoniamo, viene ad aprirci un signore non anglofono e dall’aria poco rassicurante – o quantomeno cordiale, attraversiamo un cortile con giardino incolto tipo giungla e finiamo in quello che si rivelerà essere un ostello in palazzina ristrutturata e decisamente pulita, dotata di internet (che non riusciremo mai ad usare) e viavai giovanile (causa del mancato uso di internet troppo affollato), in cui passeremo tutti gli altri nostri pernotti MA cambiando stanza OGNI NOTTE causa prenotazioni dei partecipanti al festival di musica gggiovane. Addirittura una notte finiamo nella doppia con bagno (per il quale pagheremo ben 2 euro in più) ma che affaccia sulla ferrovia – molto transitata. Torneremo con sollievo alla tripla con bagno al piano.

Dopo una cena tipica ungherese compresa di zuppa fredda di frutta (l’unica cosa che non mi è piaciuta del cibo ungherese) crolliamo sul lettuccio.

I giorni successivi li passeremo a cercare di entrare al Parlamento, impresa non da tutti: riusciranno i nostri eroi?

[continua]