scappo dalla città

e così giovedì sono scappata. Mi han preso su i miei uscita dalla T.
e me sono andata un giorno con loro in Toscana – non dovevo lavorare in
biblioteca e mi son portata dietro il mio picciettino.

Già col
viaggio si cominciava bene: macchina piena di reti per olivi ‘tanto
comode per dormirci su, mi han detto’ (mia mamma), il che è vero se gli
tolgono i rametti PRIMA (‘ah non t’ho detto che dovevamo pulirle’),
vabbè, profumavano – come dire? – di plastica selvatica (sono una
cittadina, che ci posso fare); autoradio spenta (ormai i miei la usano
solo per sentire le partite, se ci sono); conversazioni surreali come
solo i miei possono fare (motivo che spiega contemporaneamente il
non-uso dell’autoradio e, almeno in parte, il fatto che stiano ancora
felicemente insieme dopo 30 e passa anni di matrimonio). Esempi dei
temi trattati e sentiti durante il dormiveglia spinoso:
– contenuto del sacco di colore nero caricato nel portabagagli (e non
potendoci fermare per controllare, le ipotesi si sono sbizzarrite; a
mio modestissimo parere la più plausibile era che ci stavamo portando
in Toscana la spazzatura di casa. Mi son poi dimenticata di chiederlo e
risolvere così il mistero);
– la maionese è stata inventata per caso?

Dopo tale istruttivo
viaggio in cui il mio sonnecchiare è stato interrotto solo dalle curve
della Parma-La Spezia, arriviamo in piena notte al paesino sperduto
(dopo aver naturalmente attraversato Aulla, nota cittadina
‘dedipietrizzata’. Se non è un cartello ufficiale, cmq è tacitamente
quanto evidentemente sostenuto dall’amministrazione comunale, in quanto
visibilissimo appena usciti dall’autostrada).

Bicchierino di
liquore di more dal vicino – liquore ingannatore che stenderebbe un
cavallo di cui IO, nota in tutto l’orbe terracqueo come bevitrice di un
certo livello, son riuscita a bere solo un goccettino prima di
passarlo furtivamente a mia madre discendente di alpini una generazione
avanti alla mia, cosa che evidentemente conta.
Il vicino è il simpatico signore settantenne che a Pasqua ci ha
lasciato in segreteria uno dei messaggi più esilaranti della storia:
– Buongiorno. sono Pallino Pinco. Volevo dire che l’appartamentino è pronto. Volevo fare gli auguri. Grazie. Pallino Pinco.
(voce femminile in sottofondo: ‘hai detto che il telefono è rottoooooo?’)
– No. Il telefono è rotto. (riattacca).

Dormicchiata (l’insonnia
si fa sentire anche lì), risveglio col dubbio di aver sognato di esser
stata sveglia dato che non ho mai sentito le campane che suonano le ore
(non suonano dalle 10 alle 7 per non disturbare i cittadini. Ecco).

Lavorato
la mattina davanti al camino, con campo di fiori gialli e ulivi sullo
sfondo e campane e tutto, aperitivo con focaccia, pranzo eccezionale in
trattorietta spendendo due lire.

Al ritorno la crisi.
Andiamo a vedere i lavori della casa e ommioddio hanno spostato i meli di trenta metri invece di due.
I meli che, detto per inciso, servivano da recinzione al precedente
proprietario per nascondere la piantagione di quella pianta con la
foglia così particolare che la conosciamo tutti. Ecco. Pare che i
carabinieri siano ai tempi andati dal vicino anche lui settantenne a
chiedergli ‘se in giro aveva visto dell’erba’ e questo guardandoli in
adeguata maniera gli abbia risposto ‘quanta ne volete, prendete pure
quella qui davanti casa’.

Con tutto ciò la crisi dei meli ci ha portato via tre ore e siamo arrivati a Milano tardissimo.

Prevedo soggiorni futuri estremamente divertenti.

(no, non ci sono piantine residue, a quanto pare)

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