Archivio mensile:agosto 2006

surrealismi

Ieri sera (ho giusto giusto finito di dire che dalla testata non ricordo alcune conversazioni tenute sabato).

Ricevo sms (da numero non in rubrica): ‘ciao senti dovresti dirmi modello e taglia o almeno una descrizione del costume che mia sorella parte per le ferie mercoledì’.
Rispondo: ‘mi sa che hai sbagliato numero, cmq buona festa in costume’ (sono pure taaanto spiritosa).
Sms (testuale): ‘…lucia!’ (!!! giuro!!!) ‘scusa ma non mi stava la firma e pensavo avessi il mio numero, sono la silvia, parlavo del costume di calzedonia di cui mi dicevi sabato!! ciao ciao’

Oddio. Sabato. Non c’erano Silvie. Non ho sentito le due Silvie che conosco perché il telefono a Premeno non prende, e poi il loro numero è in rubrica. E soprattutto non ricordo alcuna conversazione relativa a costumi di Calzedonia. Ma chi è??? Chiamo. Non risponde mi richiama.
‘Ciao guarda, sabato ho preso una testata e non ricordo la conversazione’ (la verità è la cosa migliore, sempre detto).
‘Ma sai chi sono?’
‘No guarda, scusami ma non ho il numero in rubrica e non ricordo la conversazione…’
‘Sono la Silvia, ma avrò sbagliato numero’.
‘Il fatto è che io mi chiamo Lucia’.
‘…’
‘Sono Lucia di Milano’ (e che devo dire???)
‘Ah allora no scusa ciao’.
Riattacca.

Ma quante probabilità ci sono che ci sia una Lucia col numero simile al mio???

cronache e disastri

E così questo weekend è andato tutto bene. Non ho letto il pezzo di qualche post fa, la giornata era troppo allegra e sarebbe stato non solo inopportuno ma superfluo.
C’era tantissima gente, molte persone che tenevo ci fossero, qualcuna no ma so che ci ha pensato.
Oltre a tutti i parenti o quasi, c’erano F., M. e A., G. e A., G. e A. (…?!? e manco si chiamano uguale). Grazie.
E c’era M. con una pancia che sembrava avesse ingoiato un’anguria intera :oP
Anguria che si andrà ad aggiungere allo sterminato numero di bambini presenti… sterminato letteralmente forse l’anno prossimo…
Don G. è partito per la tangente con il psicologo e il psichiatra, la zietta ha letto il salmo responsabile e io la seconda lettura sulla moglie sottomessa al marito e il marito capo della moglie e ho rischiato la figura.
Tutto organizzato bene, tutto fatto con calma e divertendosi, come tutti gli anni ma con un centinaio e passa di persone in più. D’altronde la cappellina (cappellinetta) di Porteglia mica compie 100 anni tutti minuti. Mia mamma tutta contenta, mio papà patriarca della situazione. Tutto bene.

Dulcis in fundo, che fare di meglio che tirare una crapata di quelle che ricordi per un pezzo al sottoscala di casa mia? Ed è solo il terzo anno di fila, dopo il frontale alla trave del B&B in Emilia (2004) e il laterale all’estintore al lavoro (2005). Tra l’altro non ricordo molto delle conversazioni avute quel giorno prima della testata, il che mi porta all’accadimento più che surreale di ieri sera – che racconterò alla prossima pausa dal lavoro.

misteri letterari

Cercavo un brano che lessi anni fa citato in un libro e che vorrei leggere a Porteglia sabato. Nel libro non c’era l’autore. Allora da brava petulante tecnofila metto un po’ di parole chiave in google e mi ritrovo il brano attribuito a ben TRE autori diversi (di cui due a me totalmente ignoti) in DUE leggermente diverse versioni. E mo’ che faccio?!?

La morte non è niente. Non conta. Io me ne sono solo andato nella stanza accanto. Non è successo nulla. Tutto resta esattamente come era. Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta. Quello che siamo stati l’uno per l’altro, lo siamo ancora. Chiamatemi con il mio vecchio nome. Parlate di me con la facilità che avete sempre usato. Non cambiate il tono della vostra voce. Non assumete un’aria forzata di solennità o di dolore. Ridete come abbiamo sempre riso degli scherzi che facevamo insieme. Sorridete, pensate a me e pregate per me. Fate che il mio nome rimanga per sempre quella parola familiare che è stata. Pronunciatelo senza sforzo, senza che diventi l’ombra di un fantasma. La vita significa tutto ciò che ha sempre significato. E’ la stessa che è sempre stata. C’è una continuità assoluta, ininterrotta. Cos’è questa morte se non un incidente insignificante? Perché dovrei essere lontano dal vostro cuore dal momento che non sono con voi? Vi sto soltanto aspettando, da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l’angolo. Va tutto bene.

e/o

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
   Sant’Agostino?
   Charles Péguy?
   Canon Henry Scott Holland?

Faccio la gnorri e non lo attribuisco?

disastri

Eccoci qua. Sono rientrata, ho già trecentomila cose da fare, e ci ho messo solo tre giorni a uscirmene con ‘sono stanca’.
Però ho già imparato una cosa:
° Evitare in queste condizioni di affrontare una delle cose che voglio imparare nella mia vita*.
Debellare elettrodomestici già è un’impresa disperata… così si rischia di non mettere abbastanza acchiappacolore e ritrovarsi maglietta preferita E maglietta nuova ex bianche di un fantastico rosa (spero) uniforme. E tutto a causa di un paio di slip rossi nuovi.

Sono un disastro :o(

* Già che ci sono tolgo la bicicletta che al MUNZ ho imparato (olèèè) – insomma più o meno – e lo sostituisco con: saper usare la macchina del caffè da bar. Così.

nius

Da domani sera ferie. Sottotono, tranquille, per tre quarti non so neanche esattamente che farò. Di sicuro mi riposo: da novembre, ho deciso, mi riscrivo a giurisprudenza. Mi mancano solo 6 esami – ok, uno è biennale quindi 7, ok son quasi tutti enormi, però vediamo il lato positivo, la tesi ce l’ho già. Da gennaio potrò cominciare a smaltirli. E da novembre a stare a stecchetto: le tasse si basano sul nucleo famigliare e devo riscattare i due anni persi.
Agosto me lo concedo, da settembre mi faccio i conti. E comincio a studiare.

Aiuto.

potrei diventare tecnofoba

E’ noto il mio rapporto con la tecnologia: mi affascina, mi incuriosisce, la trovo stimolante, la uso volentieri in quanto pigra, ci gioco come rompicapo e me la cavicchio pure (petulante tecnofila ©).
Lei ricambia facendo quello che le pare, quando le pare e come le pare, fregandosene di quello che vorrei io. Però insomma, son sempre oggetti, strumenti, basta saperli usare.

Giuro che due secondi fa il mio pc ha fatto una pernacchia.

reading

Li adoro. E anche se avrei letto altro, è stato divertente leggere con I. Baricco con davanti P. che fingeva di vomitare :oP
Ma, davvero, il bello è sentire e scoprire e sorprendersi – e commuoversi sentendo la poesia di Pasolini ‘Saluto e augurio’. E ridere e inorridire al pezzo di S. e ridere e basta alle perle di P.

 

‘[Leggere] è un gran bel modo di socializzare i sogni’ (Sepulveda).