analisi antropologica sui mezzi pubblici

I mezzi sono lo specchio del paese. Da quando ho beccato quella che si è fatta spiegare tutto il tfr dall’autista un anno e passa fa, orecchio qualunque conversazione mi capiti a tiro.
Non so, volete sapere della situazione scolastica, del livello di insegnamento e del grado di educazione delle future generazioni? Basta cuccarvi due scolaresche delle elementari per due mattine di fila sul tram: notevolmente interrazziali, casinare alquanto, nessuna delle insegnanti fa una piega salvo qualche casuale urlata isterica a random; naturalmente i ragazzini sono tutti seduti e nessuna delle insegnanti si sogna di dire di cedere il posto alle persone anziane in piedi. Surreali le spiegazioni storico-artistiche. Bambini battono insegnanti 1 a 0.

Lo stato della lingua, il dialetto è morto oppure no? Eccovi la sciura in perfetto milanese (altro che tizio del grande fratello). Non sentivo dire prestinaio da 10 anni.

Il rispetto per gli altri, la cafoneria, pensare di avere più diritti? Basta scendere dall’autobus, attraversare sulle strisce e farsi quasi investire dal ciclista deficiente che evita per un pelo la signora anziana e si fa cazziare dalla sottoscritta.

Detto questo, dovrebbe esserci l’obbligo del silenzio fino alle 9 del mattino. Ecco.

Una opinione su “analisi antropologica sui mezzi pubblici

  1. faria

    per me le strisce pedonali sono uno specchio della vita
    per non parlare dei treni, visto che ci viaggio per quasi quattro ore al giorno
    ciao da faria

    Replica

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