Archivio mensile:giugno 2008

un esempio (seguito)

Incredibilmente, la cosa non è finita lì.

La mattina dopo, la SS è nuovamente lì e mentre sta tirando fuori i libri dalla borsa per entrare passa un altro SS al cellulare.

Io: – Per favore, esca.
SS: – Lui però non lo manda via.
Io: – Era la prima volta e lui non mi ha detto di stare calma.
SS: – A me l’ha detto subito.
Io: – Non è vero, prima le ho detto di uscire.
SS: – Sì invece. E non faccia il suo lavoro così aggressiva.
Io: – Non è il mio lavoro inseguire studenti che non sanno rispettare tre normalissime regole di biblioteca. Come le ho già detto, se ha problemi vada in direzione. (repetita…)
SS: – Io non sono studente, sono avvocato.
Io: – Meglio ancora, dovrebbe sapere che le leggi vanno rispettate.
SS: – Che esagerazione.
Io: – Le regole sono scritte dappertutto, e anche il mio cuginetto di 7 anni sa che non si parla in biblioteca.
SS: – Lei dovrebbe stare molto attenta a continuare a comportarsi così. Cambi atteggiamento o vedrà.
Io: – Non credo proprio. E mi lasci il tesserino entrando.

 

Queste scene mi capitano dalle 20 alle 50 volte a settimana.

un esempio

legenda: SS = stupido simpatico studente

Scena: area d’ingresso della biblioteca, che, incredibilmente, fa parte della biblioteca. Non si può, quindi, parlare al cellulare, dato che il regolamento della biblioteca prevede che, essendo una biblioteca, il cellulare vada spento, ed essendo – appunto incredibilmente – l’ingresso della biblioteca parte della biblioteca, anche lì non si può parlare al cellulare, pena l’allontanamento. Io tendo a farli uscire salvo non sia la ventesima volta che glielo dico, perché sono buona.

SS: – Pronto?
Io: – esca, per favore.
SS: (alza gli occhi al cielo) – non sto parlando.
Io: – Sì invece.
SS: – Eh stia calma! (esce)

SS rientra.
Io: – per favore, prenda i suoi libri, il tesserino ed esca.
SS: – Perché???
Io: – perché stava parlando al cellulare in biblioteca.
SS: – Ma io non ero in biblioteca! Ero qui!
Io: – anche qui è biblioteca. Non si può tenere il cellulare. C’è scritto sulla porta.
SS: – Eh beh ma lei potrebbe anche non fare il suo lavoro in questo modo.
Io: – Il mio lavoro non è inseguire gli studenti che non rispettano 3 normalissime regole di biblioteca. Prenda il tesserino per favore ed esca.
SS: – ma io non ho lasciato il tesserino.
Io: – due su tre! per caso ha anche la borsa dentro?
SS: – no.
Io: – peccato. Niente en plein.

da squalo a balena senza passare dal via

ovvero cronaca e disavventure di una vacanza sub sob.

La prima sera (venerdì) Fede si taglia la barba. Questo ha comportato che nei 3 giorni successivi io gridassi oddiooooooooooooooo e/o ridacchiassi ogni volta che mi cadeva l’occhio sulla sua faccia (suppongo non sia bello far così prima di, diciamo, vent’anni di matrimonio ma era più forte di me).
La seconda sera (sabato), dopo essere giunti a destinazione ed esserci aggregati al gruppo sub per la cena, scopriamo trattarsi di gruppo di affezionati nostalgici che umoristicamente autoironizzano a suon di suoneria di faccetta nera (ok esagero un po’, ma non tanto). Io e Fede, ancora traumatizzati dalle dichiarazioni rilasciate il giorno prima dal nostro amato presidente del consiglio (soldati nelle strade e pm cattivi cattivi cattivi), alla domanda ‘ma voi siete di quelli contenti del risultato delle elezioni?’ non riusciamo a far altro che rispondere con un gelido ‘no’ che uccide la conversazione.
La terza sera (domenica) parlo per un quarto d’ora con una ragazza che periodicamente si rilegge libri quali Delitto e castigo e la Recherce (ogni due anni. Io non credo riuscirò a farlo mai nella mia vita) distruggendo uno dei pochi punti fermi della mia autostima.
Lunedì inizia il corso di sub: teoria e piscina.
Martedì io termino il corso di sub: l’occasione migliore per superare la mia fobia degli occhi aperti sott’acqua non è mentre cerchi di fare l’esercizio per sciogliere i crampi con la bombola che continua a rovesciarti sulla schiena (e oltretutto fuori, appropriatamente, diluvia). Attacco di panico, attacco di incazzatura per l’attacco di panico, riemergo e abbandono, che se non riesco a farlo in due metri d’acqua dolce dubito molto di farlo in 18 metri e passa di acqua salata, buia e mossa dal vento (e indubitabilmente infestata di squali assassini). Fede prosegue indomito.
I giorni successivi si riassumono in: Fede prosegue indomito E io mi rilasso prendendo un po’ di sole.
La settimana si chiude con brevetto di sub per Fede con immersione a 18 metri mentre io prendo il sole sulla barca e faccio il bagnetto, più me che guido sulla Cisa con piccolo attacco di panico (i viadotti della Cisa hanno il guard-rail alto 20 cm), più l’Italia che esce dagli Europei, più la bilancia stamattina che mi dice che ho messo su altri 4 kg e come prova non entro più nelle gonne dell’anno scorso (quando pesavo 14 kg in meno). E guardandomi allo specchio ho visto che ho ben due collane di venere, di colpo, la mia pelle ha ceduto di colpo!

Però sono un po’ abbronzata.

dubbi amletici

se sulla metropolitana noti la copertina di un libro invece della tua carissima amica che lo sta leggendo, significa che:
– la metro è troppo affollata (troppo facile)
– l’influenza non è ancora passata del tutto (troppo comoda)
– sei MALATA ma non di influenza?

non serve neanche rimandare ai posteri…

conversazione 6

Suona il telefono di casa.
Fede guarda il display e mi dice ‘E’ G.’ e risponde.
Intanto io finisco di leggere la posta online, mentre la partita che Fede ha voluto vedere a tutti i costi continua a passare in tv.
Passano 5 minuti.
F. – blablabla anobii blablabla
In effetti potrei aggiornare anobii, ma poi non mi va di lasciarlo a metà per rispondere al telefono.
Passano altri 5 minuti.
F. – Ah ma dai blablabla c’era anche blablabla davvero? blablabla
L. – Dì a G. che poi deve ripetere tutto eh!
Picchietto le dita sulla tastiera.
Passano altri 2 minuti.
L. – Uffaaaaa.
F. – blablabla (?)
L. – Mi annoio. Monopolizzi il telecomando E gli amici che chiamano! Son venti minuti!
Il telecomando plana verso di me. Figurati se cambio canale durante la partita che ci teneva tanto a vedere. Uffa.
Passano altri 2 minuti.
F. – Sì ci sentiamo ciao.
Mi passa il telefono.
F. – E’ per te!

Quest’uomo mi fa ridere da morire.