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Great minds think alike

Ieri Fede non ha potuto essere il testimone del nostro carissimo amico Iorek a causa di una deadline di lavoro a Roma.
Due settimane fa, lo sposo mi scrive: Ho un’idea geniale! Facciamo fare un cartonato di Fede, hai mica una sua foto recente ?
Come no, solo fatta col cellulare quindi risoluzione troppo bassa, quindi chiedo a mio cognato che fa queste cose di lavoro e ha passato qualche giorno con noi in vacanza con una macchina fotografica decente, insomma per farla breve non solo trova un ottimo primo piano ma me lo monta su un tizio vestito da cerimonia con un risultato davvero sopraffino che mi fa quasi cascare dalla sedia, e me lo fa stampare a grandezza naturale. Mio compito è portarlo al matrimonio.

Una settimana fa l’uomo con cui ho deciso di passare la mia vita mi dice: Tesoro, ho avuto un’idea geniale. Ho comprato su Amazon una bambola gonfiabile maschile*, arriverà IN UFFICIO DAI TUOI, poi la gonfio, la vesto, ci metto la mia foto e la porti al matrimonio in mia vece.

Io li amo moltissimo. Tutti e due. Tre. Quattro!

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*anatomicamente scorretta, per chi se lo chiedesse.

le cose importanti

(attenzione: questo post parla di genitorialità)

La scorsa settimana io e Fede siamo andati al cinema dopo secoli, a vedere ‘La mafia uccide solo d’estate’ (consigliatissimo).

Oggi a scuola il menu, in ricordo di Capaci (che è avvenuta il 23 ma non ci formalizziamo), prevede prodotti di Libera Terra, e dopo consultazione con le maestre io e Fede abbiamo deciso che Giorgio è abbastanza grande per almeno un accenno. Questa la conversazione.

– Giorgio, oggi a scuola mangerete un menu speciale. Devi sapere che tanti anni fa in Sicilia c’era un eroe che combatteva dei cattivi per mandarli in prigione. E a un certo punto loro l’hanno ucciso.
– quindi ha perso?
– no, perché così tante persone che non lo sapevano hanno capito che i cattivi erano cattivi, e si sono messi a combattere anche loro.
– e hanno vinto?
– … non ancora, ma hanno tolto ai mafiosi – così si chiamano i cattivi – tantissimi terreni e oggi voi mangerete le cose che sono state coltivate su questi terreni.
– ma i cattivi sono solo in Sicilia?
– no, anche fuori.
– anche da noi?
– sì, anche da noi.
– anche in Inghilterra?
– sì, anche in Inghilterra.
– ah. Ma si possono vincere?
– certo tesoro, e per farlo dobbiamo ricordarci di questi eroi che li hanno combattuti.
– e come si chiamava questo eroe?
– Giovanni Falcone, e poi c’era anche un altro eroe suo amico, Paolo Borsellino.
– va bene.

Giorgio era molto colpito perché avevo gli occhi lucidi, mentre lo raccontavo. E non solo perché mi commuove sempre, pensarci, a tutto quel coraggio e forza, ma perché sono consapevole che questo è stato un momento importante, come genitore. Il passaggio da lavati i denti – non mettere le dita nel naso – non si parla con la bocca piena a un piano educativo diverso, difficile e complesso che costituisce una responsabilità immane, l’inizio di un cammino con i miei figli che ritengo fondamentale per le persone che saranno da adulti e su cui mi sento molto, molto impreparata.

Mi preparerò.

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Un anno fa arrivava il piccolo Enea, altrimenti detto il bambino più sorridente del mondo.

Gestirne due ha ridefinito ulteriormente le mie priorità, e il blog è finito in fondo. Pazienza.

Una cosa temevo più di tutte, di voler più bene a uno dei miei figli. Invece, hanno ragione i baci perugina: l’amore si moltiplica, non è una quantità finita da suddividere. E ho imparato che si può voler bene incommensurabilmente ad entrambi, in maniera inspiegabilmente diversa.

La visita alla puerpera: dos and don’ts

Voglio essere sicura di non perdermelo nella rete 😛 

Ci sono due tipi di visitatori che si presentano a casa della puerpera – Vengo a farti una visita.

 

In realtà ce n’è molti più di due di tipi, ma questi sono i più notevoli, ovvero la summa dei comportamenti abissalmente sbagliati e magnificamente corretti da adottare in simile circostanza.

 

Il primo tipo è quello del Visitatore Molesto. Il VM riesce a fare tutte queste cose e anche di peggio, con un po’ di concentrazione:

 

  • Arriva a casa senza preavviso, e alle ore più improbabili, tipo le 13 – “Mica stavi mangiando??” o le 21 – “Scusa, è un po’ tardi, ho finito adesso al lavoro
  • Viene portandosi dietro il figlio cinquenne, che per tutta la durata della visita tenta più e più volte di sopprimere il neonato  lanciandogli biscottini e infilandogli dita nella pancia, nella fontanella, negli occhi. Poi, a un certo punto, il bambino si illumina e chiede alla propria madre: “Mamma, posso prenderlo in braccio?”  La VM lo guarda rapita e, ignorando la presenza della puerpera,  gli risponde di slancio: “Ma certo, amore!”. In questi casi la puerpera si impone, e spesso il siparietto si chiude con un incidente diplomatico, sgradevole ma necessario ai fini della sopravvivenza del neonato.
  • Porta un regalo. E’ un giocattolo di plastica con cinque lucine intermittenti e quindici diverse melodie. Mentre la puerpera medita la rimozione forzata delle batterie, VM proclama trionfante che il giocattolo funziona a energia solare e si autoricarica se piazzato davanti alla finestra: “Praticamente non si spegne mai!”
  • Alla proposta della puerpera “Faccio un caffè?” VM risponde “Io se possibile un tè, grazie, e con una fettina di limone se ce l’hai”
  • Si avvicina al neonato di pochi giorni facendo smorfie ridicole, e strilla di gioia perché “Mi ha sorriso, guarda!” La puerpera lo osserva perplessa (un neonato che sorride a tre settimane?) ma glissa. Il VM, nel frattempo, mantiene una distanza di dieci centimetri dalla faccia del piccolo, ignaro di qualsiasi regola igienica e di profilassi antibatterica.
  • Mentre rimane alla stessa distanza, squilla il cellulare. Il VM lo estrae dalla tasca mentre una fragorosa suoneria trapana le orecchie dei presenti, e rimane abulico a osservare numero e nome del chiamante, per qualche secondo,  lasciando la suoneria a fare il suo dovere  a pochi centimetri di distanza dal neonato.
  • A questo punto il neonato piange. VM commenta: “Eh, ma quanto piange ‘sto bambino!”.
  • Dopo qualche secondo di osservazione, sentenzia: “Certo che piange: non lo sai tenere!” E se lo prende in braccio,  mettendo in scena una dimostrazione a beneficio della puerpera, che se è primipara vacilla sotto il peso di monumentali insicurezze, se invece ha esperienza osserva placida, e finisce per notare una similitudine tra VM e Chef Tony e i suoi coltelli, ma tace.
  • Nota a margine: in alcuni casi, il neonato irriconoscente a questo punto, effettivamente, cessa di piangere. La puerpera incassa, registra il tradimento e pianifica vendetta da consumare in futuro (tipo il giorno che  il figlio porterà la prima volta a casa la fidanzata).
  • La visita dure due o tre ore, durante le quali VM parla incessantemente dei propri problemi in famiglia/al lavoro. Non si cura degli sbadigli della puerpera, se non al decimo, quando lo sottolinea con un: “Ma che sonno hai!!”
  • Quando la puerpera si appresta ad allattare, tira fuori una serie di dogmi sull’allattamento che, come appare evidente, la puerpera ignora del tutto.  “Ma stai bevendo almeno un litro di latte al giorno? Non è che mi mangi il cavolfiore, eh? E la birra, mi raccomando, che fa latte!” e altre varie oscenità, per poi concludere: “E’ per quello che poi ha mal di pancia, sai?
  • A un certo punto si alza e dice che gli dispiace ma deve proprio andare. La puerpera dissimula un sollievo profondo, presto vanificato dalla frase “Ma torno presto, se ti fa piacere!”
  • Sul pianerottolo, in attesa dell’ascensore, si volta per l’ultima volta e conclude: “Riposati eh? Che ti vedo parecchio stanca. Se vai avanti così poi ti finisce il latte”.

 

NB: ciascuno dei punti qui sopra sono frutto dell’esperienzadiretta, ovvero io sono stata omaggiata da gente simile negli anni, per fortuna distribuita su tre figli.

 

 

Contro il VM, esiste la specie del  V Perfetto. Se siete in procinto di far visita a una puerpera, segnatevi qualcuno dei punti qui sotto.

 

  • VP arriva il giorno definito, comunicato con quarantott’ore di anticipo, all’orario concordato con la puerpera.
  • Si presenta con qualcosa da mangiare. Se la puerpera possiede già uno o più figli, si presenta con qualcosa da mangiare che piaccia anche ai bambini. Se poi ha una confidenza estrema, si presenta con qualcosa che piaccia a tutti e che possa sostituirsi a un pasto (tipo una teglia di lasagne). La puerpera accoglierà il pacco con gli occhi lucidi e includerà VP nel testamento.
  • Appena entrato in casa, VP esclamerà “Stai benissimo, come non avessi avuto un bambino!” Questo punto è di importanza vitale, e richiede credibilità completa. In nessun caso ci si può esimere, è tuttavia possibile moderare l’entusiasmo se la puerpera avesse accumulato oltre i trenta chili, e non fosse riuscita a smaltirli dopo il parto.
  • Con lo stesso entusiasmo, esclama che il neonato è “Bello come pochi” e si congratula con la puerpera per aver fatto un tale capolavoro.
  • Alla domanda “Faccio un caffè?” VP risponde “Ci penso io, tu quanto zucchero?
  • Domanda subito “Com’è andato il parto?” e si sorbisce un’ora di racconto nei dettagli, mostrando attenzione e facendo domande, e manifestando grande stima per il coraggio della puerpera, con momenti di esaltazione nei punti critici (scollamento delle membrane, fase espulsiva, applicazione dei punti, calcio in faccia all’ostetrica). Da questo punto sono caritatevolmente esentate le VP in gravidanza.
  • Non, per alcun motivo, racconta del proprio parto. E’ qui per far visita alla puerpera, non per mettersi in bella luce. Al massimo è concesso un "E’ successo anche a me" se finalizzato a tranquillizzare la puerpera.
  • Dopo un po’ tira fuori un pacchetto con, a scelta: una confezione di tre body in cotone biologico autolavabili oppure un tenero e minuscolo pupazzetto di stoffa con un remotissimo campanello interno, creato da designer tedeschi, atossico e lavabile.
  • Dopo venti minuti guarda l’orologio e dice: “Sono stato fin troppo, è ora di andare”. Rinuncia alla dipartita solo su insistente, sincera richiesta della puerpera.
  • Al momento comunque di andare, annuncia: “Sabato ho tre ore libere. Se ti fa piacere vengo, ti organizzi con le poppate così puoi andare a farti un giro/una ceretta/un sushi con tuo marito/ un sonno  contunuo senza sveglia”. La puerpera guarda VP incredula, si commuove, medita di mollare il marito e trasferirsi a casa di VP, a prescindere dal sesso.

https://www.facebook.com/notes/chiara-di-loreto/la-visita-alla-puerpera-dos-and-donts/10150603623357649

è arrivato il pugile

Stavolta in anticipo, alle 15.35 dopo soli 35 minuti di sala parto ecco giungere Enea, 3.785 chili poi corretti in 3.875 per 51 cm di lunghezza, pugnetto all’aria (almeno ha smesso la posizione di difesa dai ganci al viso riscontrata in ecografia).

 

Si deduce che:
– qui piccoli non ne facciamo;
– i ritardi non sono geneticamente contemplati;
– i miei figli hanno una predilezione per l’ultimo giorno del mese.