Archivi giornalieri: 18 novembre 2010

opinione a latere

Nell’ultima settimana non si è parlato d’altro che di Paola Caruso (chi non sa di che parlo scenda dall’eremo).

Tutta la vicenda mi ha lasciato perplessa, non tanto per la cosa in sé quanto per le opinioni pro, quelle contro, quelle sopra sotto di pancia di testa ma forse distinguiamo (per chi volesse un riassunto e un’opinione equilibrata, ecco il post di panzallaria) e alla fin della fiera non credo di averne una io, salvo che mi piacerebbe sapere perché Andrea Beggi ha cancellato il post e come sempre Matteo Bordone è saccente e antipatico (ma ammetto che il fatto che abbia sputtanato Ozpetek ha giocato un certo ruolo nel mio giudizio globale su di lui).

Ma una cosa mi ha molto infastidito, non sulla vicenda in sé ma un commento en passant fatto da una blogstar (credo lo sia almeno) che peraltro di solito mi piace abbastanza, Guia Soncini. La quale in mezzo a un sacco di cose anche condivisibili dice grosso modo che a quarant’anni se non ce l’hai fatta a fare quello che volevi fare o te la fai andare bene così o vai a fare altro, nella fattispecie apriti una pizzeria.

Eh? Scusa no, aspetta un attimo. Cioè i sogni, le vocazioni, sai quelle cose che adesso fanno un po’ schifo a parlarne ed è pure un po’ imbarazzante usarne le parole, hanno una data di scadenza? Non ci si può più provare? Fine, a quarant’anni kaputt, che insomma, la vita non te l’ha fatto capire che non ci sai fare, non sei capace, e insomma non raccontartela, alla faccia di tutti quelli che hanno sfondato da vecchi, o magari neanche sfondato ma son riusciti a fare quello che gli piaceva o che sentivano il bisogno di fare, che a volte è l’unico modo.

E non per tirare in mezzo nomi grossi, che Paola Caruso non sarà l’Hemingway incompreso de noartri ma avrà diritto porca miseria pure lei a provare in tutti i modi (che io non condivido, ma ha diritto di provarci) a fare la giornalista se è quello che vuole, però insomma io tre anni fa in tempi non sospetti davanti all’autoritratto di Van Gogh a Parigi dissi che a volte ci sono cose e bisogni che non puoi controllare, cose che non puoi fare a meno di fare, è più forte di te, se no col cavolo che sarebbe finito così, che a un certo punto qualcuno gli avrà pur detto di andare a fare il panettiere – e pensandoci lui a quarant’anni manco ci è arrivato.

Il che dimostra in effetti che Guia Soncini ha ragione nel piccolo – accontentati e sii felice – o almeno sopravvivi, ma nel grande, cavoli non so se vorrei vivere in un mondo senza Van Gogh.